Alpini
a "Quota zero" e per di più in una pianura dove è la laguna a farla
da padrona e il mare sembra essere il richiamo più immediato?
Ma questi sono anche gli Alpini di una città e di un territorio che con la
montagna ha avuto sempre un rapporto familiare che si radica nella storia stessa
di Venezia.
Se per edificare si scava per porre le fondamenta, nella città sorta sulla
laguna le fondamenta erano palafitte. Boschi interi giacciono da mille anni sul
fondo fangoso della laguna, milioni di pali conficcati al canto ritmato dei
"battipali". Sono tronchi delle foreste di pianura e di montagna, in
articolare del Cadore.
Con i tronchi emigrarono a Venezia anche artigiani trevigiani, cadorini,
friulani, attratti dal guadagno e dal buon governo della Serenissima.
Diventarono anche i primi ammiratori della città che sorge unica al mondo.
Familiarizzarono con i pescatori, si integrarono con la popolazione autoctona,
e dall'unione nacquero intrepidi navigatori, abili commercianti, valorosi
combattenti. È una storia di integrazione reciproca tra la città e l'ampio
dominio della Serenissima, dal Friuli al Bellunese al Trevigiano, che durerà
secoli.
Quando,
alla fine dell'Ottocento, con l'affermarsi di una borghesia operosa, agli ozi
campestri della nobiltà settecentesca si sostituiranno le attività sportive e
le escursioni degli amanti della natura, la cerchia dei monti che da Venezia è
possibile scorgere solo nell'aria limpida che segue ai forti temporali, o in
certe fredde mattine d'inverno, affascinerà non pochi cittadini che daranno
vita ad associazioni e società sportive con lo scopo di far conoscere e
praticare la montagna.
E' il
Cadore, con il Bellunese e l'Agordino la prima "montagna" che i
veneziani frequenteranno con assiduità. Ma non mancheranno le escursioni nel
Trentino ancora sotto dominio austroungarico, mentre l'estendersi della
provincia di Venezia fino al Livenza favorirà le visite alla Carnia e al
Friuli,
Alla fine dell'Ottocento, tra le primo sezioni del Cai che si costituiscono
in Italia vi è quella veneziana, con data di nascita 25 luglio 1890, ed è
merito di questi alpinisti veneziani il suo primo rifugio sulle Dolomiti, il
"Venezia", sotto il Pelmo, inaugurato nel 1892. E poi c'è la
emblematica storia della Sozia, sodalizio alpinistico che ci ha lasciato
dettagliate relazioni annuali a stampa delle sue attività dal 1898 ai primi
anni del '900.
Alpinismo
e truppe alpine sono un tutt'uno, ed è naturale che tra gli alpinisti veneziani
vi fosse allora, e sia rimasto oggi, il vanto di fare il servizio militare negli
Alpini. Tanto più che le vicende della Grande guerra avvicinarono ancor più la
città alla montagna, agli Alpini. Ed è naturale che, alla nascita
dell'Associazione Nazionale Alpini a Milano il 19 luglio 1919, Venezia fosse tra
le prime sezioni che aderirono al sodalizio nazionale delle "penne
nere".
Così, 80 anni fa, in una sala di Ca' Faccanon, l'antica sede dei Gazzettino,
concessa da Giampiero Talamini, cadorino e appassionato interventista, mitico
fondatore e direttore per 34 anni di quel giornale, si teneva la prima riunione
di Alpini reduci che volevano aderire alla neonata associazione.
Qui si vuol ricordare a tutti quell'avvenimento, i valori che esso tuttora
rappresenta. Ma si vuole anche esprimere la viva gratitudine dei soci di oggi ai
soci fondatori e a coloro che hanno retto le sorti della Sezione in tanti anni.
A coloro che si sono prodigati con "spirito alpino" perché la
sezione veneziana crescesse, prosperasse, tenesse con orgoglio, anno dopo anno,
la propria posizione di "Alpini di quota zero", la cui storia è
radicata nel patrimonio della storia patria e del Corpo degli Alpini, e nella
storia del Cadore e del Friuli.
Con la "Julia", e con la "Cadore", con il suo glorioso 7°
Reggimento Alpini e i suoi storici battaglioni, Feltre, Belluno, Cadore ed i
gruppi di artiglieria.